domenica 17 aprile 2011

Chimica per deficienti 3

VELOCITà DI REAZIONE: è la variazione della concentrazione dei reagenti, deltaR, o dei prodotti, delta P, nell'intervallo di tempo deltaT. La velocità di reazione è una grandezza intensiva e quindi non dipende dalla massa del sistema.
EQUAZIONE CINETICA: è una relazione matematica che lega la velocità v di una data reazione alla concentrazione molare dei reagenti.
ORDINE DI REAZIONE: corrisponde alla somma degli esponenti a cui sono elevate le concentrazioni dei reagenti che compaiono nell'equazione cinetica. Gli esponenti possono essere determinati soltanto per via sperimentale.
FATTORI CHE INFLUISCONO SULLA VELOCITà DI REAZIONE: La natura dei reagenti, la temperatura, superficie di contatto, la presenza del catalizzatore( è una sostanza che accelera una reazione chimica senza consumarsi durante le trasformazioni
ENERGIA DI ATTIVAZIONE: fa iniziare la reazione che occorre ai reagenti per rompere alcuni legami .
MECCANISMI DI REAZIONE: La successione degli stadi o reazioni elementari attraverso cui i reagenti si trasformano in prodotti costituisce il meccanismo di reazione.

Chimica per deficienti 2

REAZIONI ESOTERMICHE E REAZIONI ENDOTERMICHE: le reazioni avvengono con produzione di calore, cioè che trasferiscono energia dal sistema all' ambiente, si chiamano REAZIONI ESOTERMICHE; sono invece reazioni ENDOTERMICHE quelle che assorbono calore dall'ambiente.
ENERGIA CHIMICA: è l'energia potenziale immagazzinata nei legami chimici che uniscono le sue particelle. Dipende dal tipo di particelle di cui è composta e dal modo in cui esse interagiscono tra loro
ENERGIA NELLE REAZIONI ESOTERMICHE: in tutte le reazioni esotermiche diminuisce l'energia chimica del sistema e aumenta la sua energia termica. Il risultato complessivo è la trasformazione di energia chimica in energia termica.( si formano molecole + stabili con legami + forti, energia potenziale diminuisce e si produce calore che si trasferisce nell'ambiente)
ENERGIA NELLE REAZIONI ENDOTERMICHE: in tutte le reazioni endotermiche aumenta l'energia chimica del sistema e diminuisce la sua energia termica. Il risultato complessivo è la trasformazione di energia termica in energia chimica. ( si formano molecole - stabili con legami + deboli)
COMBUSTIONE: è una reazione tra un combustibile e un carburante dalla quale si libera una quantità rilevante di energia. Il combustibile è di solito un composto contenente carbonio e o idrogeno mentre il carburente è una sostanza contenente atomi ad elevata elettronegatività di cui il più diffuso è l'ossigeno dell'aria. I prodotti della combustione sono in genere costituiti da molecole stabili cioè poco reattive.
POTERE CALORIFICO: esprime la quantità di calore liberato a pressione costante dalla combustione di un kg di combustibile.
VARIAZIONE DI ENERGIA INTERNA: deltaU di un sistema chimico è uguale al calore Q scambiato a volume costante.
VARIAZIONE DI ENTALPIA: deltaH di un sistema chimico è uguale al calore Q scambiato a pressione costante.
ENTROPIA: Il livello di dispersione dell'energia può essere espresso per mezzo di una grandezza chiamata entropia che indichiamo con S ed esprimiamo in J/K. L'entropia risulta tanto maggiore quanto + intenso è il moto termico e quanto + libero è il movimento delle particelle ----> deltaS= Sprodotti-Sreagenti
SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA: quando nell'universo si realizza un evento spontaneo esse è sempre accompagnato da un aumento di entropia. L'entropia dell'universo è quindi in costante aumento
ENERGIA LIBERA: è una grandezza termodinamica che dipende dall'entalpia, dall'entropia del sistema e dalla temperatura assoluta----> deltaG=deltaH-TdeltaS


Chimica per deficienti :)

Le proprietà delle soluzioni:
La formazione di una soluzione è condizionata dalla tendenza a raggiungere la minima energia potenziale. Le forze attrattive che si instaurano tra soluto e solvente conducono le molecole di solvente a circondare quelle di solute. Tale fenomeno è chiamato solvatazione. Quando il solvente è l'acqua, la solvatazione prende il nome di idratazione. L'acqua è il solvente liquido più diffuso in natura.SOLVENTE:SCIOGLIE, SOLUTO:CHE è SCIOLTO.
ELETTROLITA: è una sostanza che rende elettricamente conduttrice la soluzione acquosa in cui è disciolto. Tutti i solidi ionici, quando si sciolgono in acqua , liberano un grande numero di ioni e formano soluzioni con un'elevata conducibilità elettrica: sono per questo chiamati ELETTROLITI FORTI; soluti che presentano una conducibilità elettrica inferiore a quella di un elettrolita forte di uguale concentrazione, sono chiamati ELETTROLITI DEBOLI.
CONCENTRAZIONE: la concentrazione di una soluzione è il rapporto tra la quantità di soluto e la quantità di solvente, o di soluzione, in cui il soluto è disciolto. Indica la quantità di soluto presente in una quantità unitaria di solvente o di soluzione. ----->massa soluto/massa soluzione(soluto+solvente) X 100
GRADO ALCOLICO: corrisponde ai mL di alcol disciolti in 100 mL di bevanda.
MOLARITà (M): è data dal rapporto tra il numero di n moli di soluto e il volume V della soluzione, espresso in litri. ( dipende dalla temperatura)
MOLALITà(m): è data dal rapporto tra il numero di n moli di soluto e la massa del solvente espreesa in Kilogrammi.
OSMOSI: è il flusso di un solvente che attraversava una membrana semipermeabile e raggiunge la soluzione più concentrata.
PRESSIONE OSMOTICA: è la pressione che bisogna esercitare sulla soluzione più concentrata per impedire il flusso di solvente attraverso la membrana semipermeabile che la separa dal solvente puro.( o dalla soluzione diluita)
Se si applica alla soluzione + concentrata una pressione maggiore della pressione osmotica, si ottiene come risultato, il passaggio delle molecole di solvente dalla soluzione + concentrata alla soluzione meno concentrata (Osmosi inversa che si usa per ricavare acqua dolce dal mare)---> π*V=n*R*T ( equazione di Van't Hoff)
Le soluzioni che presentano uguale pressione osmotica sono dette ISOTONICHE. Se due soluzioni hanno pressione osmotica diversa quella con concentrazione inferiore viene detta IPOTONICA e quella con concentrazione maggiore IPERTONICA.
SOLUBILITà: La solubilità di una sostanza in un certo solvente è la sua concentrazione nella soluzione satura. Quando un soluto non si scioglie in una soluzione e ha quindi la massima concentrazione viene definita SATURA; il soluto eccedente è chiamato CORPO DI FONDO.
Tra il soluto disciolto e quello indisciolto si instaura un equilibrio che si definisce equilibrio dinamico( dovuto al incessante movimento delle particelle).
LEGGE DI HENRY: La solubilità(S) di un gas in un liquido, cioè la sua concentrazione in una soluzione satura, è direttamente proporzionale alla pressione parziale del gas che sta al di sopra della soluzione.
COLLOIDI: Sono sistemi che hanno caratteristiche intermedie fra le soluzioni e i miscugli eterogenei dai quali si differenziano per le dimensioni delle particelle disperse. Se queste hanno dimentisioni comprese tra 10(alla meno 6 ) e 10(alla meno 9) m il miscuglio è detto colloide e presenta la stessa stabilità delle soluzioni ed è caraterizzato da proprietà ottiche (effetto Tyndall) meccaniche ed elettriche del tutto particolari. I colloidi non sono soluzioni vere e proprie ma sono considerati sistemi bifasici perchè almeno in certe condizioni è possibile distinguere l'una dall'altra le due fasi. I termini fase disperdente e fase dispersa prendono il posto di solvente e soluto. La stabilità delle dispersioni colloidali è garantita dal moto browniano ( moto continuo e irregolare causato dagli urti)
Se le particelle disperse hanno dimensioni superiori a 1000nm il miscuglio viene chiamato sospensione. Una sospensione rimane tale fino a quando la si mantiene in agitazione perchè le sue particelle tendono a sedimentare per effetto della forza di gravità. colloidi----> sol, gel . emulsione e aerosol.

venerdì 8 aprile 2011

Appendix Virgiliana

Un certo numero di componimenti poetici minori attribuiti a Virgilio da alcune fonti antiche e tramandati da alcuni manoscritti sotto il suo nome, fu raccolto in età umanistica in una silloge(raccolta) a cui fu dato il nome di Appendix Vergiliana. Con essa nacque anche il problema dell'autenticità di tali componimenti, oggi molti studiosi, nonostante la datazione antica, ne respingono la paternità virgiliana, ritenendoli apocrifi. Altri le ritengono autentiche in quanto possono essere prove giovanili del poeta non pubblicate dall'autore. Questi avrebbero fatto parte di quelli scripta inediti che Virgilio affidò a Varo e Tucca con la raccomandazione che non li pubblicassero. La questione è assai complessa se la si esamina sotto il profilo stilistico. Si tratta infatti di componimenti che presentano numerosissime consonanze(nessi, emistichi, interi versi) con le opere virgiliane. Tali punti di contatto di contatto vengono interpretati dai fautori dell'autenticità come indizi di carattere sperimentale delle poesie dell' Appendix: Virgilio avrebbe attinto ampiamente ad esse nelle opere successive riutilizzandone i materiali. Invece i negatori della paternità riconoscono nelle imitazioni le prove del falso. Di seguito alcuni componimenti dell'Appendix:
Catalepton(poesie alla rinfusa) è una raccolta di 14 epigrammi caratterizzati da imitazione catulliana, i + interessanti e ritenuti genuini sono il quinto in cui il poeta dà l'addio alla scuola di retorica mentre si accinge a trasferirsi a Napoli, dove cercherà la sapienza e la serenità alla scuola dell'epicureo Sirone e l'ottavo che contiene un saluto alla villetta di Sirone dove Virgilio si trasferisce dopo la morte del filosofo augurandosi che essa diventi per lui ciò che un tempo erano state Mantova e Cremona.
Culex(zanzara) è un epillio di 400 esametri. Vi si narra di un pastore che la puntura di una zanzara salva dal morso di un serpente ma questo lo schiaccio uccidendolo. Una notte la zanzara gli si presenta in sonno e lo rimprovera in quanto non gli ha dato una degna sepoltura e inoltre gli racconta com'è l'inferno. L'operetta è una sorte di parodia del tema epico della discesa agli inferi; l'argomento tenue e l'erudizione rinviano al gusto alessandrino e neoterico.
Ciris(L'airone bianco) è un epillio in 540 esametri in cui si narra una storia d'amore mitica che si concliude con una metamorfosi. La stragrande maggioranza degli studiosi ritiene la Ciris un opera post-ovidiana in cui l'autore imita maldestramente i poeti neoterici.
Dirae(imprecazioni) due carmi in esametri in ambientazione agreste. Il genere delle imprecazioni rimanda a Callimaco e nella letteratura latina, all'ibis di ovidio ma i punti di contatto sono con le Bucoliche.
Copa(L'ostessa) è un breve carme in distici elegiaci in cui un'ostessa invita i viandanti a fermarsi nella sua taverna, descrivendone le attrattive
Moretum(la focaccia) è un poemetto in esametri in cui un contadino è descritto mentre si prepara prima di avviarsi al lavoro una rustica colazione a base di formaggio aglio ed erbe piccanti. I rapporti con Ovidio inducono a ritenere l'operetta post ovidiana.
Aetna: è un poemetto scientifico didascalico in esametri sull'etna e in particolare sui vulcani. Sono presenti influssi di Lucrezio e delle Georgiche ma lo stile con le Naturales quaestiones di Seneca lo riportano nell'età di Nerone.
Maecenas( sono due carme in distici elegiaci in cui si compiange e si elogia il potente ministro di Augusto. Ma è considerato falso in quanto Virgilio è morto prima.

Analisi del proemio

Rovesciamento modello Omerico, Virgilio describe prima il viaggio e poi la guerra.
Arma: Metonimia per guerra.
Cano: narrare in poesia ( canere verbo + elevato in poesia)
Qui primus: relativa
Fato: Funzione ambigua tra Italiam-profugus
Italiam: moto a luogo
Laviniaque litare iperbato(separato da un verso), Alliterazione ed enjambement.
Multum...multa: il primo è neutro, entrambi reggono dei verbi passivi che sottolineano che Enea è un eroe dolente, malinconico, paziente (patior).
Ille: pronome in posizione enfatica
Iactatus: participio congiunto
Terris .....alto: variatio equivale a terris marique
vi superum: ablativo d'agente
iram: si riferisce all'ira del proemio dell'Illiade
memorem: riferito per ipallage ad iram
quoque et: ridondanza che rafforza l'immagine di un eroe sofferente
Dum conderet urbem: dum finale, Urbem si riferisce a Lavinium, dum sta per donec( finchè)
Latio: dativo di moto a luogo
Chiasmo: multa passus-conderet urbem
passus: patior
inferretque deos: i deo sono i Penati
genus unde latinum: climax ascendente, genus: stirpe più grande e potente
unde:non si riferisce solo a Enea ma una serie di eventi( anastrofe)
Musa: Calliope
mihi: indica la sofferenza
memora: figura etimologica
Musa mihi memora: alliterazione
quo numime leso: retto da memora
quo....impulerit:interrogativa indiretta
impulerit:enjambement_iperbato
tot e tot: due infinitive
numen: deriva da nuo: fare cenno(annuire) e rappresenta la volontà del dio ma può essere anche divinità(metonimia)
Quidve dolens: enclitico:> quo dolore
dolor:rabbia, dispetto e rancore
virum: richiama al primo verso
pietate: ablativo di limitazione
tantaene animis: interrogativa diretta senza risposta
Enea e Roma sono i protagonisti




Onda: è una propagazione di energia senza spostamento di materia. Esse possono essere:
Meccaniche (elastiche): è un onda che si propaga solo in un mezzo.( onde sonore, onde liquide, sismiche)
Elettromagnetiche: si propagano anche nel vuoto (luce, radiazioni)
Trasversali: quando le particelle investite dall'onda si spostano perpendicolarmente al moto dell'onda.(onde sismiche)
Longitudinali: quando le particelle investite dall'onda si spostano parallelamente al moto dell'onda.(onde sonore), (onde sismiche)
Fronte d'onda: Insieme dei punti in cui l'onda vibra allo stesso modo. Possono essere circolari o rettilinei.
Raggio d'onda: rette perpendicolari al fronte d'onda.
Caratteristiche dell'onda: 1) Ampiezza: è la distanza massima dalla posizione di equilibrio. Si misura in metri.
2) Velocità di propagazione: è il rapporto tra la lunghezza d'onda(lambda) e il periodo dell'onda(T).
3) Lunghezza d'onda: è la distanza fra un fronte d'onda e il successivo fronte d'onda ( metri).
4)Periodo dell'onda: il tempo fra un fronte d'onda e quello successivo.
5) Frequenza dell'onda: è il numero di oscillazioni che un corpo investito da un'onda compie in un secondo.

Proemio Eneide

Canto le armi e l'eroe che per primo dai lidi di Troia giunse in Italia, profugo per volere del fato , e alle spiaggie di Lavinio, egli molto gettato sia per terra sia in alto mare dalla potenza divina a causa dell'ira implaccabile della crudele Giunone soffrì molto anche in guerra finchè fondò una città e finchè portò nel Lazio i ( suoi) dei da dove la stirpe latina , i padri Albani e le mura dell'alta Roma. O musa ricordami le cause per quale al nume offeso, di che cosa dolendosi la regina degli dei costrinse un uomo insigne per pietà a trascorrere tante sventure, ad affrontare tante fatiche. Così grandi( sono dunque) le ire negli animi dei celesti?

Titiro e Melibeo

MELIBEO: Titiro, disteso all'ombra di un ampio faggio, vai componendo su un flauto sottile una canzone pastorale; noi lasciamo le terre della patria e i dolci campi, noi fuggiamo la patria: tu, o Titiro; rilassato nell'ombra, fai risuonare i boschi(del nome) della bella Amarilli.
TITIRO: O Melibeo, un Dio creò per me questa tranquillità: infatti egli sarà sempre per me un dio; spesso un tenero agnello(preso) dai nostri ovili tingerà il suo altare(di sangue). Egli come vedi, ha permesso alle mie giovenche di errare e a me di suonare sul flauto campestre ciò che volevo.(=le predilette canzoni).
MELIBEO: Non ti invideo certo, ma piuttosto mi stupisco: a tal punto c'è scompiglio dovunque, in tutti i campi. Ecco, io stesso affranto spingo innanzi le caprette; trascino a stento, Titiro, anche questa: qui tra i folti noccioli poco fa, sgravata di due gemelli, speranza del gregge, ahimè li ha lasciati sulla nuda pietra. Spesso questa sventura, se la mente non fosse stata cieca, ricordo ce la predissero le quercie colpite dal fulmine. Ma tuttavia dimmi, o Titiro, questo dio qual'è?
TITIRO: La citta che chiamano Roma, io da sciocco la credetti simile alla nostra, dove spesso noi pastori siamo soliti avviare la tenera prole delle pecore. Così sapevo i cuccioli simili ai cani, i capretti alle madri; così ero solito paragonare le cose grandi alle piccole. Ma questa sollevò tanto il capo tra le altre città, quanto sogliono i cipressi tra i molli viburni.
MELIBEO: E quale motivo così importante ti spinse a vedere Roma?( lett. Quale motivo tanto importante avesti di vedere Roma?).
TITIRO: La libertà che, benchè tardi, tuttavia volse il suo sguardo su di me che oziavo, dopo che più bianca cadeva la barba quando la tagliavo; mi guardò tuttavia e venne dopo lungo tempo, da quando mi tiene Amarilli e mi lasciò Galatea. Infatti lo ammetterò, finchè mi teneva Galatea non avevo nè speranza di libertà nè cura del guadagno. Sebbene dai miei recinti uscissero molte vittime e fosse premuto grasso formaggio per l'ingrata città, la destra non mi tornava mai a casa pesante di denaro.
MELIBEO: Mi chiedevo meravigliato perchè invocassi mesta gli dei, o Amarilli, per chi lasciassi pendere i frutti dal proprio albero: Titiro era lontano da qui. Gli stessi pini, o Titiro, le stesse fonti, gli stessi arbusti invocano te.
TITIRO: Che avrei dovuto fare? Non mi era possibile(in altro modo) uscire dalla schiavitù nè conoscere altrove divinità così propizie. Qui, Melibeo, vidi quel giovane in onore del quale i miei altari fumano dodici volte l'anno. Qui egli prontamente diede il responso a me che lo chiedevo: "Pascolate come prima le vacche, o schiavi; allevate i tori".
MELIBEO: Fortunato vecchio, dunque i campi rimarranno tuoi e (saranno) per te abbastanza grandi , benchè nuda pietra e palude ricoprano tutti i pascoli di giunchi fangosi. Pasture inconsuete non insidieranno le pecore affaticate dalla maternità, nè i maligni contagi di un gregge vicino nuoceranno loro(nè le contageranno le malattie di un gregge vicino). Fortunato vecchio, qui tra noti fiumi e sacre fonti godrai una frescura ombrosa; di qui(da questa parte), dal vicino confine, la siepe di sempre(come sempre ha fatto finora), succhiata nel suo fiore di salice dalle api iblee, spesso ti inviterà con il suo lieve mormorio ad addormentarti; di qui (dall'altra parte) sotto un'alta rupe il potatore canterà all'aria e tuttavia, nel frattempo, le roche colombe, oggetto delle tue cure, e la tortora non cesseranno di gemere dall'olmo , alto nel cielo.
TITIRO: Dunque i cervi pascoleranno leggeri nell'aria e il mare(freta=bassofondo) abbandonerà sulla spiaggia i pesci nudi ( senza più ricoprirli), i Parti berranno, esuli, le acque dell'Arari o i Germani quelle del Tigri, dopo aver percorso i territori di entrambi ( cioè il proprio e quello altrui) prima che si cancelli dal nostro cuore l'immagine di lui.
MELIBEO: Invece noi andremo di qui alcuni fra gli assetati Africani, parte nella Scizia e giungeremo fino all'Oasse che trascina con sé fango e fino ai Britanni , completamente separati da tutto il resto del mondo. Oh quando mai dopo lungo tempo, rivedendo i confini della patria e il tetto della mia povera capanna fatto di zolle( che fu un tempo) il mio regno , ammirerò infine qualche spiga? Un empio soldato avrà questi campi così coltivati, un barbaro queste messi: Ecco dove la discordia ha condotto i miseri cittadini; per costoro noi abbiamo seminato i campi! Innesta ora, o Melibeo, i peri, disponi in ordine le viti! Andate, o mie caprette, andate gregge un tempo felici. Non io d'ora in poi, sdraiato in un verde antro, vi vedrò pendere di lontano da una rupe piena di rovi; nessun carme canterò(più); sotto la mia guida ,.caprette, non brucherete(più) il fiorente citiso e i salici amari.
TITIRO: Qui tuttavia potevi riposare questa notte con me sul verde fogliame: abbiamo( lett. C'è a noi) frutta matura, tenere castagne e abbondanza di formaggio, e già da lontano fumano i comignoli delle case campestri e più grandi scendono dagli alti monti le ombre.

martedì 8 marzo 2011

Botticelli

Botticelli

Seguendo la filosofia neoplatonica il tutto è inquadrato, il tema trattato è il tema dell’amore, parte tutto da zefiro che feconda la ninfa e si trasforma nella primavera, poi c’è venere dea dell’amore e sopra di ella cupido, poi le tre grazie e infine Hermes dio dell’intelligenza e della sapienza che allarga le fronde per arrivare alla verità divina se la filosofia neoplatonica soltanto dopo aver raggiunto la piena conoscenza del corpo si puo’ arrivare alla piena conoscenza dello spirito che coincide con la verità. Tanto è vero che la fotocopia . Voluptas priorità rispetto alla bellezza e alla castità. La bellezza è elemento fondamentale per le grazie, la castità è pura , la volutta è proprio il piacere del darsi e del ricevere , è il contrario della castità per cui se diventa protagonista, questa conoscenza della carnalità diventa elemento fondante nella filosofia neoplatonica, soltanto dopo questo si può arrivare alla conoscenza dello spirito. Se c’è soltanto una parte e manca l’altra : piacere carnale c’è ma manca conoscenza spirito oppure se c’è conoscenza spirito e manca piacere carnale si arriva a una mezza verità, devono coesistere, convivere, altrimenti c’è una verità mutilata, divisa. Esiodo definisce venere la saggia proprio perché

Deve esserci una armonia della conoscenza del corpo e della conoscenza dello spirito perché se c’è una sola non si raggiunge quella saggezza di cui parla Esiodo. Voluttà conduce la danza, tutto si capovolge, sta a sottolineare che nell’idea neoplatonica la voluttà è parte integrante , soltanto dopo la conoscenza del corpo ci si può rivolgere alla conoscenza dello spirito. Venere è saggia perché è dea dell’amore ma anche Dea, già nell’idea platonica autentica e non in quella neoplatonica doveva esserci questa copresenza. Amore platonico è amore carnale. Il fatto che vengono rappresentate fecondate, FECONDARE LA NINFA VUOL DIRE CHE LA RENDE FECONDA, DALLA BOCCA LE SBUCA UN RAMOSCELLO. CASTITà è SEMPRE DI SPALLE COME VUOLE LA TRADIZIONE IL PASSO IN AVANTI VERSO LA VOLUTTà IL VISO è CHIARAMENTE VISIBILE DI PROFILO

Michelangelo

Michelangelo nasce vicino ad Arezzo se già Leonardo dal vasari che è uno storico rinascimentale, sarà colui che poi darà il nome Rinascimento perché lo chiama Rinascenza. Vasari aveva definito divino Leonardo, definisce divinissimo Michelangelo. Formazione: il fatto di essere nato a Caprese e poi giovanissimo si sposta a Firenze, fa si che lui stesso per farci capire il suo rapporto con la scultura ci dica che è convinto di essere stato allevato con il latte della balia e polvere di marmo in una zona di cavatori di marmo, è simbolica questa cosa, vuol dire che già da piccolo ha respirato la polvere di marmo che sarà l’elemento che lo farà diventare uno scultore, questo è un suo aneddoto. Giovanissimo viene introdotto nella corte di Lorenzo il magnifico, attorno ai 12 anni, presso la corte di Lorenzo gli è permesso frequentare quell’ambiente che viene definito Orti medicei che dovrebbero essere situati in un giardino che era dietro la chiesa di san marco a firenze.! in questi giardini si radunavano le più grandi menti del tempo quindi filosofi, letterati, musicisti pittori scultore e li si discuteva di filosofia (neoplatonica) era possibile copiare una gran quantità di resti antichi che erano presenti nel giardino.ASPETTO SPECIFICO DI MICHELANGELO: Copiare busti antichi o frammenti di statue dell’antichità, non era soltanto lui a fare questo poiché ce n’erano altri a fare questa operazione, ma tutti hanno corso un rischio ma lui no cioè il rischio di copiare opere classiche e di cadere nello scolasticismo o accademismo, una copia magari perfetta di quelle opere senza nemmeno capirne il significato . Michelangelo fa una operazione diversa, cavallo di razza, lui le studia le opere, le misura, cerca di capire le proporzioni, cerca di studiare nei minimi dettagli, non studiare come sono fatti ma perché sono fatti così. Questo suo atteggiamento,questa sua grande competenza oltrettutto nell’ascoltare anche i filosofi che discutono, fa si che Lorenzo riconosco immediatamente le sue grandi qualità e le sue grandi doti, tant’è che non solo gli fa frequentare questi orti medicei ma gli fa frequentare casa sua , lo ospita in casa e a dimostrare di quanto Lorenzo ci tenga a Michelangelo giovanissimo, sta il fatto che a tavola lo fa sedere accanto a se, cioè farlo sedere accanto a sé vuol dire che lo fa sedere al posto che dovrebbe essere riservato ai figli, questo ci fa capire quanto Lorenzo ci tenga alla figura di Michelangelo. Dopo di che nella sua crescita entra inizialmente a tutto campo in quello che è l’autentico pensiero della vera filosofia neoplatonica per arrivare ancor giovane a superare la filosofia neoplatonica e rifarsi in modo diretto quella che era la vera filosofia di Platone. Tra questi passaggi ne troviamo alcuni significativi, noi sappiamo che lui passa, nel momento in cui sarà autonomo e quindi non copierà più le opere classiche, giornate intere e settimane nelle cave di marmo per scegliersi il blocco che a lui sembra quello necessario per compiere una certa opera. A lui gli interessava la forma di questo blocco poi se lo fa portare in studio perché lui sostiene che la statua è già contenuta in quel blocco di marmo ed è per questo che se lo sceglie con tanta cura che allo scultore serve togliere semplicemente quello che lui definisce il “soverchio” cioè quello che c’è in più perché la statua è già li dentro------à ci ricolleghiamo al pensiero di Platone dell’idea perfetta nel mondo delle idee “immobile immutabile ed eterna” e l’eidos che è la rappresentazione dell’idea, quindi l’idea era già contenuta li dentro, dentro quel blocco lui deve semplicemente tirarla fuori. Nella teoria non puo’ essere considerata troppo difficoltosa, è un pensiero ma nella tecnica scultorea incomincia a diventare veramente qualche cosa di più complicato. È vero che lui toglie il soverchio, di solito uno scultore si pone di fronte al blocco di marmo e comincia a lavorarlo un po’ da tutte le parti, il suo modo di lavorare è del tutto diverso perché togliere il soverchio vuol dire che lui ha già l’idea precisa esatta di quello che deve essere la scultura finita. La sua idea era già perfettamente costruita non era casuale quello che veniva fuori in quanto c’era già in testa quello che doveva venir fuori ( perfetto). Le paure di Michelangelo furono fondamentale nella sua vita artistica e non artistica.Michi come Leo era omosessuale però leo da buon scienziato non si fa problema, michi era un credente per cui vive questa sua posizione sempre con forte senso di colpa lui non lo dirà apertamente ma viene fuori o dalle sue amicizie, dai nudi dalla capella sistina. Vi sarà un passaggio intermedio nella vita di Michi , quel periodo che si chiama “del non finito” sono famosissimi i suoi non finiti di Michi. Pag 553 San Matteo: poi 574 I prigioni ma è un non finito per un motivo diverso. Quest’opera 553 in questo caso si tratta di uno degli apostoli che avrebbe dovuto scolpire per il duomo di Firenze. Non finito autentico perché lo chiamano per un altro lavoro. Lui non ci va tutto intorno all’opera. ANALISI: si è detto che Michi per il suo carattere scorbutico, insoddisfatto per lui fosse un capriccio lasciarli non compiuti, ma per fortuna una critica + autentica ne da una immagine totalmente diversa . La paura di fallire tutto sommato, nella consapevolezza!!! Se l’idea perfetta, l’eidos perfetto non puo’ esserlo questa è l’idea tipica che dalla grecia va poi in avanti. L’eidos io vedo la rapp dell’idea non puo’ essere perfetta perché è fatta dall’uomo e l’uomo non è perfetto quindi non puo’ arrivare ad un prodotto perfetto se poi ci aggiungiamo la paura di michi di non arrivare alla perfezione così come di non essere perfetto lui in tutti i sensi allora ci avviciniamo di più a quello che era l’idea platonica di Platone che lasciando l’opera incompiuta anche se fosse il pezzo di una gamba Lui comincia a scolpire ed una parte della statua non la conclude, rimane imprigionata lì nel blocco di marmo non la conclude perché sa di non poter arrivare alla perfezione ma la lascia concludere all’immaginazione dell’osservatore. Se l’avesse concluso avrebbe ottenuto quell’eidos imperfetto. Quella gamba non conclusa potrebbe avere mille posizioni ogniuno di noi attraverso il nostro proprio intelletto potremmo immaginarla conclusa. Io non posso finire l’opera perfetta ma se la conclude l’osservatore con l’intelletto, attraverso un meccanismo di astrazione allora puo’comunque arrivare alla perfezione dell’idea. Non potrei concluderla in modo perfetto io ma colui che la sta osservando con la sua intelligenza. L’intelletto puo’ arrivare alla perfezione. È un passaggio della sua vita non è tutto, è un momento di crisi che sta passando. Nelle tombe medicee ci saranno delle parti che non sono concluse o per lo meno sono ma altre saranno complete, opere pittoriche. Lui si considera un pover’uomo che sa fare solo questo cose e non gli si chieda di far altro perché lui è questo che sa fare e questo quello che fa. Altre opere le conclude. Ora vediamo se possiamo trovare un idea neoplatonica o platonica in una delle sue opere che è il David , a piazza della signoria c’è la copia, l’originale è a palazzo dell’accademia (550 551) La strana storia di quest’opera: Passava molto tempo a cercarsi i blocchi di marmo, lui tutti i giorni recandosi a lavoro passava di fronte allo studio e al giardino di un altro scultore questo scultore nel suo giardino aveva abbandonato un blocco di marmo che era stato appena abbozzato e che poi era stato abbandonato lì. A lui sembra uno spreco perché lui tutti i giorni passandoci , riesce ad immaginare che li dentro ci possa già essere il David, lui si fa aiutare da qualcuno e durante una notte glielo ruba e lo porta nel suo studio. Da questo blocco fa nascere il David lui ce lo presenta sicuramente con la ponderazione policletea quindi con una ripresa del classico sicuramente con un uso tipico della scultura romana di lavorare i capelli che era già successa nel Donatello allora lo rappr in un momento particolare, è in tensione, sta scrutando l’orizzonte, non sa da che parte arriverà Golia, che sia in tensione è evidente dal particolare della mano : vene rigonfie ma quando siamo in tensione il sangue circola + velocemente, è consapevole di vincere, sarà poi assimilato alla forza della città di Firenze. Nonostante si rifaccia alla ponderazione policletea si vede che la testa e la mano sono leggermente sproporzionate, sono più grandi di quello che dovevano essere le proporzioni di Policleto. Ma le fa un po’ più grandi per sottolineare l’idea filosofica neoplatonica: Nella testa risiede il pensiero, quindi l’intelligenza e la mano è lo strumento attraverso il quale l’intelligenza agisce quindi non è un errore, volutamente indica le due parti che sono le parti fondamentali INTELLETTO E LA MANO COME STRUMENTO DELL’INTELLETTO . In questo caso è importante la dimensione, sono 4,10 m non è più la dimensione del san giorgio di Donatello. La grandezza materiale ne simboleggia quella morale come nella tradizione classica è nudo perché armato soltanto della propria virtù i kuroi erano già vestiti della proprio virtù. È privo degli attributi di riconoscimento del David cioè la testa di Golia non c’è l’ha sotto i piedi non ha neanche la spada, ha soltanto la fionda( frombola) è così perché a Michi più che a narrare l’evento biblico interessa il significato umano cioè lo fa diventare l’emblema del rinascimento . SIMBOLO DELLA REPUBBLICA FIORENTINA CHE COMBATTE I TIRANNI IN NOME DELLA LIBERTà

martedì 15 febbraio 2011

Varrone

Varrone è una figura molto rappresentativa del suo tempo: straordinariamente dotto, pieno di interessi in tutti i settori dello scibile, poligrafo, studioso e scrittore infaticabile, egli godette in vita di grande autorità e nelle età successive esercitò un influsso notevolissimo sulla cultura romana.
Marco Terenzio Varrone nacque da una ricca e nobile famiglia di possidenti terrieri, nel 116 a.C a Rieti. Fece studi accurati sia a Roma sia ad Atene, dove frequentò le principali scuole filosofiche; nel campo della filosofia assunse una posizione non diversa da quella di Cicerone, critica ed eclettica, con una preferenza per la Nuova Accademia.
Intraprese la carriera politica aderendo alla parte degli ottimati e legandosi a Pompeo, di cui fu collaboratore nelle campagne militari in Spagna e in Oriente. Nel 49 a.C allo scoppio della guerra civile, era propretore di Pompeo nella Spagna Ulteriore: Cesare nel De Bello Civili racconta i suoi tentennamenti e il suo debole tentativo di difesa della provincia contro i cesariani, seguito ben presto dalla resa. Dopo la sconfitta della parte pompeiana, fu in ottimi rapporti con Cesare, che rese omaggio alla sua eccezionale competenza culturale affidandogli il compito di sovraintendere all'organizzazione di due nuove grandi biblioteche pubbliche, una greca e l'altra latina: il progetto rimase incompiuto per la morte di Cesare.
Dopo le idi di Marzo Varrone riuscì a salvarsi dalle proscrizioni per l'intercessione di un amico e visse ancora a lungo, ingraziandosi Ottaviano con l'opera De gente populi Romani( perduta) in cui confermava con la sua autorità di antiquario l'origine divina della gens Iulia. Morì novantenne nel 27 a.C. Di Varrone le fonti antiche ricordano un numero impinente di opere, + di 70, per un totale di oltre 600 libri. Di esse una sola, il De re rustica ci è pervenuta integralmente; parzialmente conservato è il trattato grammaticale De lingua Latina; di altre opere, come vedremo, possediamo soltanto frammenti.
De rustica
Il De re rustica è un dialogo in tre libri, in cui l'autore( che possedeva immense proprietà terriere da cui ricavare laute rendite) dà precetti e consigli relativi all'attività agricola, ponendosi sulla linea di una tradizione inaugurata da Catone il Censore con il suo De agri cultura. Con quest'opera Varrone vuole affermare valori genuinamente romani. Egli aspira al patriottismo, al nazionalismo e il richiamo alle tradizioni antiche sono gli IDEALI AI QUALI EGLI SI ISPIRA IN TUTTA LA SUA PRODUZIONE LETTERARIA.
L'opera fu pubblicata da Varrone nel 37 a.C, lo si deduce dal proemio nel quale,dedicando il libro alla moglie Fundania, l'autore afferma di aver compiuto 80 anni. Usa uno STILE semplice e poco elaborato e predilige la forma del dialogo. Egli non scrive un semplice trattato come quello di Catone ma un dialogo in cui fa parlare, oltre a se stesso vari altri personaggi contemporanei. Ai tre libri corrispondono tre dialoghi, ambientati in luoghi e in momenti diversi. 1 libro: coltivazione dei campi; 2 libro allevamento del bestiamo 3 libro villatica pastio cioè dell'allevamento nella villa di animali da cortile e di altre specie pregiate. L'esposizione è improntata a grande concretezza e a un pragmatismo tipicamente romano; essa rispecchia l'esperienza del ricco possidente terriero capace di apprezzare i vantaggi igienici e i pregi estetici della vita di campagna ma anche molto attento agli aspetti economici. In questo Varrone è simile a Catone interessato all'utile e al guadagno. Il possidente terriero non è più il medio o piccolo proprietario ma il latinfondista padrone di immensi poderi e ville. Rimpianto del buon tempo antico e sobri costumi del passato. L'uccelliera di Cassino comprende un ameno boschetto, canali piscine , è attrezzata in modo che si possano tenere eleganti banchetti ( agi e lussi in cui vivono i possidenti Varrone ne fa parte) Nel De Rustica si ha un trattamento più civile agli schiavi che nel de agri cultura, Varrone tiene la distinzione tra tre tipi di strumenti di lavoro: vocale(servi), semivocale(buoi) e mutum(carri).

Cornelio Nepote

Originario della Gallia Cisalpina( Di Ostiglia), Cornelio Nepote nacque intorno al 100 a.C e morì in un anno imprecisato, sotto il principato di Augusto.
Visse a Roma, dove occupò un posto non secondario nella società colta del suo tempo. Come Attico, di cui fu amico, si tenne sempre lontano dalla vita politica e forse ebbe anch'egli il dono di sapersi accattivare le simpatie di personalità profondamente diverse, quali furono quelle di Catullo e di Cicerone. Ammirazione e stima reciproche sono attestate dalle parole con cui Catullo dedica a Nepote le sue nugae, elogiandolo per aver osato di svolgere tutta la storia in tre libri. La sua amicizia con Cicerone risulta invece attestata dalle epistole di Cicerone a Nepote e di una grande biografia del grande oratore composta da Nepote. L'opera a cui si riferisce Catullo nella dedica era intitolata Chronica: si trattava di un succinto compendio di storia universale fondato su repertori cronografici greci, nella cui esposizione Nepote aveva inserito i fatti romani, con lo stesso metodo che più tardi avrebbe impiegato san Gerolamo nel suo Chronicon. La raccolta di Exempla riportava notizie di vario genere relative alla storia, alla geografia, alla scienza e al costume, con particolare propensione per le curiosità.
Il De viris Illustribus
Cornelio sviluppa il genere biografico, egli ne rappresenta per noi il primo cultore a Roma. Egli compose un'opera di vasto respiro e carattere enciclopedico, in almeno sedici libri, intitolata De viris Illustribus. Adottando una consuetudine giàm impiegata dai biografigreci, egli suddivise i personaggi biografati in categorie, ciascuna delle quali comprendeva una sezione dedicata agli stranieri ( greci) e una ai Romani. è certa la presenza della categoria dei condottieri e degli storici, molto probabile quella dei re, dei poeti e dei grammatici. Dell'opera restano: il Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium, che raccoglie le biografie di 19 greci, un asiatico e due cartaginesi; inoltre le vite di Catone il Censore e di Attico tratte dalla sezione De Latinis Historicis. Lo scopo dell'accostamento di Romani e stranieri è ovviamente quello del CONFRONTO che non viene sviluppato dall'autore ma viene lasciato al libero giudizio del lettore. L'assenza in Nepote di ogni pregiudizio nazionalistico è dimostrata dalla simpatia con cui egli tratteggia la figura di Annibale( tradizionale nemico di Roma) Il genere biografico conferisce il massimo risalto alle qualità del personaggio che è il protagonista della narrazione. Tutte le "Vite" sono accomunate da un'ingenua e moralistica ammirazione per le virtù, da un uso disinvolto e selettivo delle fonti storiche e da una costante attenzione per la vita privata dei personaggi. Per il resto le singole biografie differiscono notevolmente tra loro sia per estensione sia per impostazione. In alcune si ravvisa la disposizione cronologica lineare, dalla nascita alla morte del personaggio; in altre è adottata invece la disposizione per rubriche, che prescinde dall'ordine cronologico ed espone la vita per aneddoti, che illustrano il tema di volta in volta trattato. La maggior parte delle "Vite" mostra una libera combinazione dei due tipi. Qualcuna poi sembra rifarsi al modello retorico dell'ELOGIO, con l'ordinata enumerazione dei beni concessi al personaggio dalla fortuna, delle sue doti fisiche e delle qualità morali. L'opera nonostante tutto risulta piuttosto monotona sopratutto per la scarsa capacità dell'autore di penetrare la psicologia dei personaggi. La più interessante tra le vite è quella di Attico composta e pubblicata quando l'amico era ancora in vita e completata poi in una seconda edizione dopoa la sua morte ( nel 32 a.C) Benchè impostata come un ininterrotto elogio delle innumerevoli virtù di Attico( affidabile, generoso...) questa biografia riesce meglio a offrire dell'uomo un ritratto non stucchevole nè superficiale ma cordiale, vivo e autentico.
Anche lo stile di Nepote è piuttosto diseguale per lo più semplice e chiaro, a volte monotono e dimesso per la successione di frasi molto brevi e l'abuso dei dimostrativi (hic) rivela tuttavia ambizione di ricercatezza nell'uso degli artefici retorici, nell'inserimento di termini arcaici e poetici, nel tentativo di usare di tanto in tanto lo stile ampio e ipotattico di Cicerone, di cui però Nepote riesce molto di rado a riprodurre l'equilibrio e l'armonia.